Il mito della Wehrmacht pulita (in tedesco: Mythos der sauberen Wehrmacht) è la convinzione nata nell'immediato dopoguerra, che la Wehrmacht sia stata un’organizzazione apolitica, in continuità con la Reichswehr, e che sia stata in gran parte estranea ai crimini della Germania nazista, essendosi comportata altrettanto onorevolmente delle forze armate degli Alleati occidentali. La falsità di questa narrazione è dimostrata dai documenti della stessa Wehrmacht: essa solitamente trattò i prigionieri di guerra del Regno Unito e alleati secondo le leggi di guerra (dando al mito plausibilità in Occidente), ma schiavizzò, affamò, fucilò o abusò in altri modi dei prigionieri polacchi, sovietici e jugoslavi. Le unità della Wehrmacht parteciparono inoltre allo sterminio di massa degli ebrei e di altre popolazioni dell'Est Europa[1].
Il mito ebbe origine nei tardi anni 1940, allorquando gruppi di ex ufficiali e veterani della Wehrmacht cercarono di minimizzare le colpe delle forze armate. A partire dal 1950, nell’ambito del riarmo della Repubblica Federale Tedesca, gli Alleati sostennero il mito considerando la sua utilità in una prospettiva di interesse pubblico. Nel XXI secolo il mito trova i suoi difensori in alcune associazioni di veterani tedeschi, in vari autori di estrema destra e in alcuni editori in Germania e all’estero[2]. I sostenitori moderni sminuiscono o negano l’implicazione della Wehrmacht nell’Olocausto, ignorano ampiamente le persecuzioni tedesche dei prigionieri di guerra sovietici ed enfatizzano il ruolo delle SS e dell’amministrazione civile nelle atrocità del Terzo Reich.